CIAO PA'!




Era il 25 febbraio 1974 … e ancora una volta mi ritrovo a contare gli anni trascorsi … lunghissimi anni dall’ultimo tuo sguardo contro i miei occhi di bimba che da quel giorno non hanno saputo più piangere. I miei undici anni erano troppo pochi per capire, per giustificare, per accettare e per abituarmi alla tua assenza che non sarebbe durata un mese o un anno… ma per sempre.

Sfogliavo l’album delle tue vecchie fotografie e rimanevo incantata di fronte alle tue foto che ricordavano gli anni della guerra del ’45. Una in particolare è rimasta nel mio cuore ed ogni volta che la guardo i miei occhi si perdono nei tuoi, luminosi e sorridenti mentre scrivi una lettera all’interno della tenda da campo. Era la foto che inviasti a tua madre da Tunisi con una dedica…

Questa canzone “Lettera dal fronte mi ricorda quella tua foto ingiallita ferma nel tempo… un ricordo di te sconosciuto… che si accompagna a piccoli ricordi talmente lontani che più non ritrovo nella mente. E’ dedicata a te questa canzone, ai tuoi giorni di guerra e di prigionia che lentamente prosciugarono la tua vita.




Non c’è stato il tempo per ascoltare il tuo racconto, per correre insieme lungo il viale alberato, per guardarci negli occhi e sorridere di fronte al cielo stellato, per correre lungo la riva e lanciare i sassi al mare…. per farti ritornare bambino e condurti nel mio mondo di fate. Non c’è stato tempo per nulla, neppure per raccogliere semplici ricordi o per dirti che i miei occhi di “zingara”, come tu li definivi, avevano sguardi solo per te.

Eri l’amore indissolubile, l’amico sincero, il fratello e la sorella che non avevo, la forza che mi faceva correre lungo le strade al mattino, la gioia che mi tremava nel cuore quando salivo le scale di corsa per abbracciarti sull’uscio di casa. Eri tutto ciò che si è spento in quel lontanissimo mattino di carnevale, quando la gente festeggiava lungo le strade ed io volevo fuggire lontano mentre cercavo una maschera al mio dolore, alla mia vita ed un posto dove annegare i miei sogni distrutti.

Fu così che i fogli di carta divennero il segreto rifugio dei miei pensieri e la consueta compagnia nelle mie sere silenziose e solitarie … ma non ho mai parlato con te come faccio adesso anche se molte poesie dedicate a te le ho distrutte, in momenti di particolare tristezza, insieme a tante altre cose che parlavano di me. Oggi avrei voluto rileggerle, raccoglierle in un piccolo spazio tutto nostro e provare a sorridere tornando indietro nel tempo.

Ti lascio questa poesia che scrissi tempo fa … poi socchiudo gli occhi per ascoltare questa canzone che in qualche modo ci fa sentire uniti …. pronti a volare insieme in un sogno lontano.




UN RICORDO

Nella foto dai contorni ingialliti
un breve ricordo delinea appena il tuo viso.
Sento i tuoi passi sofferti nella stanza...
vedo i tuoi occhi seguire la nave all’orizzonte.
C’è il tempo che ruba e non riporta
ciò che cerco e ritrovo nei sogni…
quando affianchi i miei passi vaganti
per strade sconosciute….
quando affondo il mio sguardo nei tuoi occhi
e riscaldo la mia mano nella tua.

Sento l’energia del tuo corpo
sulla mia forza che manca
tra le mani che stringono polvere,
sui miei passi spinti indietro dal vento,
sui percorsi indecisi e tortuosi…
sulle nostre parole mai dette,
sui discorsi mai cominciati…

So di ritrovarti nella foglia
che segue i miei passi lungo il viale d’autunno,
nello squarcio di sole sulla pelle,
nella luce della lampada fioca sui versi mai scritti….
Ti inseguo nel freddo silenzio che ci avvolge
e sento un leggero suono dar voce ai miei pensieri
quando più non ritrovo le parole
e l’alba è sempre più lontana dalla notte.


Antonella


* * * * *



Testo della canzone
"LETTERA DAL FRONTE"
di Enrico Ruggeri

Oggi arriva la posta
e domani c'è doppia razione.
Non sai quanto mi costa
aspettare notizie, pregando che siano buone.
Mi hanno dato una nuova coperta
e riusciamo anche a farci un discreto caffè.
Cinque centesimi, un foglio di carta;
sto bene e così spero di te.

Stanotte montavo di guardia
e ho visto una stella cadente.
Mi sembra ci fosse una lacrima
sul volto del signor tenente
e i crucchi cantavano piano
a trecento metri da me.
Vorrei che tu fossi vicino;
sto bene e così spero di te.

La pioggia mi è entrata nel cuore
scendendo fino agli scarponi,
ma noi non abbiamo timore
dei lampi seguiti dai tuoni.
Ma quando mi sdraio per terra
con tutto quel fango che c'è,
io sogno finisca la guerra;
sto bene e così spero di te.

E sogno una nuova tradotta
riempita di commilitoni,
che mangiano pane e ricotta
e intonano vecchie canzoni.
E nell'ospedale da campo
i feriti che tornano in sé
e io che non sono più stanco,
sto bene e vengo da te.

Ti lascio che arriva già il buio
e qui non si vede già più.
Salutami tutti e rispondi,
raccontami come stai tu.
C'è un coro che mormora piano
la più antica canzone che c'è.
Vorrei che tu fossi vicino;
sto bene e così spero di te.




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