Classe '14

















Il sipario si è chiuso
- mi dice -
vendevo abbuono abiti smessi
all'angolo di corso Umberto I
poi improvvisa la guerra, la miseria
a far code di donne
agli spacci  segreti.
Le vie desolate,
le mura imputridite,
ogni cosa puzzava di tedeschi,
finanche il pane
ne diffondeva il lezzo a sera.
"Heil Hitler".
La sua voce assurda
s'intanava nei polmoni, nelle ossa ...
tuttora nelle notti inoltrate
mi sembra riudirlo starnazzare.

Partimmo in tanti
- continua con occhi allucinati  -
e ancor sento diffondere
dalle tempie alle caviglie
le gelide notti russe
le gelide notti di prigionia
e poi la sabbia ardente del deserto,
le cavallette insidiose,
l'Africa impensabile di una lontana mappa.
Ed ora eccomi qui
privo di gambe si, ma fortunato
di esserci ancora ...
Ricordo quando le persi ...
ricordo una bomba dispettosa ...
le portò via nell'aria bruna tersa ...
caddero distanti un venti metri
una dall'altra.
Piansi, non per il dolore
ma per la rabbia di non poter raccoglierle
e sistemarle in un fossetto ammodo.

Pietosamente
un soldato ignoto
accanto a un misero cactus
le seppellì in silenzio.
Tutto così lontano
a che ragione?
Per sei grammi d'argento
una medaglia ...
la lascerò a mio figlio
un giorno.
L'appunterò sul suo petto
d'impavido tenente ...
lui che non sa
cosa vuol dire guerra.


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